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PERCHE’ LA BARRIERA CHIMICA E’ LA MIGLIORE SOLUZIONE AL PROBLEMA DELL’UMIDITA’ DI RISALITA?

PREMESSA

Nel capitolo “Umidità di risalita” abbiamo già descritto il metodo di deumidificazione dei muri basato sulla realizzazione, mediante iniezioni di resine siliconiche, di una barriera chimica permanente contro l’umidità di risalita dal terreno.
In questo capitolo vogliamo dimostrare come la barriera chimica possa essere considerata la migliore soluzione al problema dell’umidità di risalita, confrontandola con le altre soluzioni proposte da aziende operanti nel settore del risanamento murario.
Anticipiamo che questo capitolo è stato concepito per coloro i quali vogliono effettivamente approfondire l’argomento e trovare una risposta oggettiva a molte domande o semplicemente dimenticare la più banale delle affermazioni: “per risolvere il problema dell’umidità di risalita mi hanno detto che… ma non ho capito niente!”.
Ricordiamo che il problema dell’umidità di risalita dal terreno si presenta in tutti gli immobili caratterizzati da murature portanti a contatto diretto con il terreno, nel caso in cui non vi siano adeguati sistemi di impermeabilizzazione (oppure questi ultimi non siano stati correttamente eseguiti o si siano deteriorati nel tempo).
Più precisamente l’acqua presente nel terreno tende a risalire, per il fenomeno della capillarità (che analizzeremo in questo capitolo), attraverso i capillari dei materiali costituenti la muratura e a distribuirsi lungo le superfici fuoriterra della stessa per poter evaporare. Nel momento in cui l’acqua evapora dalla muratura, i sali (in essa contenuti) cristallizzano, aumentando di volume e deteriorando gli intonaci.
I danni causati dall’umidità di risalita sono molteplici e la loro varietà e gravità dipende essenzialmente dalla quantità di acqua presente, dalla composizione chimica e dalla quantità dei sali (cloruri, solfati, nitrati) in essa disciolti, dalla tipologia dei materiali e dallo spessore della muratura, dalle caratteristiche e dalle coordinate geografiche del terreno su cui è situato l’immobile.
Fondamentale è il concetto per cui gli intonaci ammalorati, a causa dei sali disciolti nell’acqua proveniente dal terreno, non possono più essere risanati qualsiasi soluzione si voglia adottare. Ovvero sarà necessario provvedere alla loro rimozione fino al vivo della muratura e all’applicazione di nuovi intonaci.
 

 

METODI EDILI

In questa sede tralasciamo l’analisi di quegli espedienti o di quelle opere edili (che abbiamo descritto nel precedente capitolo ovvero strollatura, rivestimenti in marmo o pietra, fori di aerazione, contropareti in laterizio o cartongesso, cappotto in polistirene, vespaio aerato, trincea o scannafosso, intonaci deumidificanti, intonaci osmotici, intonaci additivati) che, rifacendosi ai concetti di aerazione, coibentazione, rivestimento della muratura, non conducono a risolvere il problema dell’umidità di risalita ma solo a nasconderlo per breve tempo.
Partiamo con la descrizione di quei metodi (taglio meccanico e barriera chimica) che, analizzando la tipologia e i materiali della muratura e avvalendosi di una tecnica riconducibile a una forma di impermeabilizzazione della stessa, possono essere considerati a tutti gli effetti come una soluzione al problema dell’umidità di risalita dal terreno.

 

TAGLIO MECCANICO

La prima vera soluzione al problema dell’umidità di risalita è stata offerta in passato dalla tecnica del taglio meccanico dei muri con l’inserimento di lamine impermeabili. Con questa metodologia si poteva efficacemente risolvere il problema dell’umidità di risalita, ma si presentavano due grandi limiti operativi. Il primo era rappresentato dalla possibilità di eseguire l’intervento solo in situazioni di ristrutturazione totale e prima della realizzazione degli impianti a servizio dell’intero immobile. Il secondo limite (il più significativo) era costituito dal fatto che, con il taglio dei muri, si andava a compromettere la staticità dell’edificio (sottoponendolo a nuovi assestamenti) e ad annullare qualsiasi sua capacità di resistenza all’azione sismica (ovvero a spostamenti orizzontali).

 

BARRIERA CHIMICA

La tecnica della barriera chimica, che è nata in Inghilterra e che è utilizzata in Italia dall’inizio degli anni Ottanta, si è subito posta come valida alternativa al taglio meccanico.
Le prime barriere chimiche venivano eseguite con il metodo per caduta ovvero la soluzione di resine siliconiche, contenuta in piccoli flaconi appesi all’esterno, veniva fatta percolare all’interno della muratura attraverso i fori (che avevano un diametro superiore ai 10 mm) precedentemente eseguiti. Inoltre le resine siliconiche dell’epoca venivano miscelate con solventi e non come quelle attuali con l’acqua.
Il metodo per caduta attualmente viene ancora utilizzato con alcuni kit “fai-da-te”, i quali però, oltre a richiedere dei tempi di realizzazione molto lunghi, non offrono alcuna garanzia sul risultato finale.
Il metodo più efficace in assoluto per eseguire una barriera chimica è quello a bassa pressione, che abbiamo già descritto con le modalità di intervento da noi utilizzate e che ricordiamo nuovamente.

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METODI ELETTRICI ED ELETTROMAGNETICI

Passiamo ora a descrivere le altre soluzioni proposte da aziende operanti nel settore del risanamento murario. Tali soluzioni non si collocano però nell’ambito edile classico (con l’analisi della tipologia e dei materiali della muratura e il riferimento ai concetti di aerazione, coibentazione, impermeabilizzazione, rivestimento della stessa) ma in un ambito puramente impiantistico (installazione di centraline e dispositivi).
Per descrivere queste soluzioni, che si basano su principi elettrici ed elettromagnetici, dobbiamo però fare chiarezza su alcuni concetti di chimica e fisica, legati a “fenomeni” dimostrati sperimentalmente da oltre un secolo.
Tali concetti a molti di Voi risulteranno nuovi mentre ad alcuni di Voi saranno più familiari, in quanto studiati al Liceo Scientifico o nei corsi di Laurea in Ingegneria, Chimica e Fisica. Ognuno di Voi potrà comunque trovare conferma a quanto qui esposto grazie a Wikipedia o a siti di informazione scientifica (a tal proposito evidenziamo i termini di cui potete verificare la correttezza).

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ELETTROSMOSI

Sperimentalmente si è verificato che è possibile spostare un liquido conduttore all’interno di un materiale poroso facendolo attraversare da corrente elettrica continua (intensità, tensione e direzione costanti nel tempo). A questo fenomeno è stato dato il nome di elettrosmosi (l’osmosi è invece un processo fisico spontaneo, ovvero senza apporto esterno di energia, che tende a diluire la soluzione più concentrata).
Nel caso di una muratura soggetta al problema dell’umidità di risalita, generando una differenza di potenziale elettrico opposta e maggiore di quella che si viene a creare nella muratura per effetto della capillarità, si potrebbe spostare l’acqua verso il basso.

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DIPOSITIVI ELETTROMAGNETICI

I vari dispositivi presenti in commercio vengono presentati dalle rispettive aziende produttrici come la soluzione meno invasiva e reversibile per risolvere il problema dell’umidità di risalita nelle murature. Tutte le aziende sembrano individuare nella differenza di potenziale elettrico tra il terreno (polo positivo) e la muratura soprastante (polo negativo) la causa (in realtà è un effetto) dell’umidità di risalita. Le descrizioni dei vari dispositivi sono invece tra loro molto differenti e per molti aspetti incomplete o imprecise; i termini utilizzati possono suonare bene da un punto di vista commerciale ma si discostano dal linguaggio scientifico. Non si comprende ad esempio come questi dispositivi possano emettere “impulsi”, “vibrazioni” o “onde” (di non precisata natura e a volte menzionati con i prefissi “bio” ed “eco), come questi ultimi si possano propagare nell’ambiente e come possano infine “neutralizzare le cariche” o “invertire la polarità” delle molecole d’acqua o “controllare l’umidità di risalita” presente nelle murature.
L’unica certezza è che questi dispositivi, per poter funzionare, necessitano di energia iniziale (non necessariamente elettrica), la quale (opportunamente trasformata) deve essere in qualche modo propagata nell’ambiente e fatta penetrare nelle murature dell’edificio.
Ma per la fisica come è possibile la propagazione di energia nello spazio? La risposta è data dall’elettromagnetismo, ovvero quella branca della fisica classica che studia l'interazione elettromagnetica e che ha permesso di spiegare fenomeni naturali come l'elettricità, il magnetismo e la luce.

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CONCLUSIONE

Riassumendo quanto finora esposto, per risolvere il problema dell’umidità di risalita nelle murature si possono utilizzare quattro metodi: il taglio meccanico, la barriera chimica, l’elettrosmosi e i dispositivi elettromagnetici.
Attualmente la tecnica del taglio meccanico non viene (quasi) più utilizzata, a seguito dell’introduzione delle nuove normative antisismiche; anche la tecnica dell’elettrosmosi è poco utilizzata, in quanto il relativo impianto può risultare particolarmente costoso sia nella fase di realizzazione sia nella fase successiva di gestione/manutenzione.
Di conseguenza la vera sfida da un punto di vista commerciale è tra le aziende che propongono l’esecuzione della barriera chimica e le aziende che propongono l’installazione di un dispositivo elettromagnetico.

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